Rockmelt un social browser che strizza l’occhiolino a google
RockMelt è un browser web sociale basato su Chromium. É supportato dal fondatore di Netscape, Marc Andreessen. Il primo rilascio, accessibile su invito, è stato pubblicato l’8 novembre 2010. É caratterizzato da una profonda integrazione con i servizi di social networking, e con quelli diaggregazione di notizie. In particolare, la finestra di visualizzazione viene arricchita con due colonne laterali, chiamate edge. In quella di sinistra, compare un elenco accessibile di contatti di Facebook, mentre in quella di destra, viene visualizzato un elenco grafico di feed, che può essere personalizzato.
Dopo averlo provato per 2 giorni devo dire che e’ veramente interessante, per chi naviga parecchio tra twitter, facebook e i feed rss sara’ davvero un browser da provare.
Gabriella Carlucci
Come se non bastasse oltre a simpatici fatti della sua vita raccontati su wikipedia (di cui pubblico uno spezzone) adesso osa persino dire che lo stipendio dei parlamentari è troppo basso………… SENZA PAROLE………
La presentazione del Progetto di legge 2195 Disposizioni per assicurare la tutela della legalità nella rete internet e delega al Governo per l’istituzione di un apposito comitato presso l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni[1][2][3], ha sollevato notevoli perplessità [4][5][6], come scrive anche l’avvocato Guido Scorza: "L’onorevole [Carlucci], in un post sul proprio blog e in una lettera aperta indirizzata a Webnews, scrive che la sua proposta di legge avrebbe come obiettivo quello di arrestare il drammatico fenomeno della pedofilia online […] la proposta di legge sarebbe semmai antipirateria ma certamente non antipedofilia. Il disegno di legge non sembra avere niente a che vedere con la repressione della pedopornografia […] Se ciò non bastasse, si può sempre guardare nelle proprietà del file pubblicato sul sito di Carlucci[2][3] per scoprire che il suo autore sarebbe un tal Davide Rossi, che si qualifica come della tal società Univideo che, francamente, è più facile immaginare dietro ad un’iniziativa legislativa antipirateria che non antipedofilia."[7]. Per stessa ammissione della Carlucci[8], Davide Rossi è il presidente della società Univideo (Unione Italiana Editoria Audiovisiva), associazione di categoria aderente a Confindustria. Anche fra i suoi stessi colleghi di maggioranza, come il deputato Roberto Cassinelli, che nel proprio blog, rispondendo alla domanda di un utente, ha preso le distanze dalla proposta di legge in questione[9].
Nel 2009, nel corso di un dibattito sulla libertà in rete organizzato da Altroconsumo, replica ad un intervento del giornalista de L’espresso Alessandro Gilioli affermando: Le auguro che appena suo figlio avrà accesso a Facebook venga intercettato dai pedofili e che lo incontrino sotto scuola… glielo auguro![10].
Nell’ambito del Big Brother Award edizione italiana del 2009 è stata insignita del premio Minaccia da una vita in quanto prima firmataria, ma probabilmente non autrice, del DDL 2195: ispirato alla protezione in rete di minori insidiati da loschi figuri, sembra essersi rivelato uno strumento per tutelare i detentori dei diritti e l’industria dei contenuti. Il DDL prevede di istituire un’autorità che vigili sulla rete: potrebbe diventare, a parere dei giurati, "un Piccolo Fratello italiano che irreggimenti ed identifichi tutti, distruggendo in Italia la Rete come oggi la conosciamo, in modo che siano salvi ed intatti i diritti di proprietà intellettuale"[11]; sempre nel contesto del Big Brother Award ha ricevuto anche il premio Bocca a stivale per la frase "È arrivato il momento di combattere ed eliminare l’anonimato su Internet. Ancora una volta anonimi delinquenti usano Internet per diffamare, dileggiare, schedare, offendere, denunciare. Questa volta ad essere colpite sono state addirittura le forze dell’ordine, schedate e offese da un blogger anonimo. L’ennesimo inaccettabile caso di uso improprio della rete che dimostra quanto urgente e necessaria sia una normativa che impedisca ai farabutti di usare la rete per finalità eversive, coprendosi dietro il paravento dell’anonimato"[11].
Fonte: Wikipedia
Tutta la musica che vuoi….in streaming!
Ho già parlato in passato di un programma/servizio per l’ascolto della musica in streaming che rappresenta e ha rappresentato qualcosa di sensazionale: SPOTIFY.
E’ noto però che per l’ascolto della musica è presente una restrizione sia per quanto riguarda il paese di ascolto ( è infatti utilizzabile solo per 2 settimane fuori dai paesi in cui è supportato ufficialmente) e per quanto riguarda l’accesso, è infatti da poco che con una registrazione gratuita si ha a disposizione “solamente” 20 ore di ascolto al mese a meno che non si voglia sottoscrivere un account pro a 9.99€ al mese per un ascolto senza limiti.
Una possibile soluzione a quest’ultima restrizione è quella di recuperare un invito da qualcuno che possiede un account premium che permette di accedere alla vesione “open” dove viene permesso un ascolto illimitato della musica a fronte di qualche piccolissimo e poco fastidioso spot dopo l’ascolto di una decina di canzoni. Per un riassunto completo dell’offerta rimando alla pagina di spotify ufficiale.
Nonostante queste restrizioni ritengo Spotify essere il miglior player per la musica in streaming soprattutto se si dispone di un account Premium (a pagamento) ma anche OPEN (gratuito).
Detto questo però e da poco più di un mese che è tornato a funzionare in Italia, e senza restrizioni importanti, un’ottimo servizio per l’ascolto della musica in streaming (addirittura tramite browser e con un’interfaccia davvero carina): GROOVESHARK.
Questo servizio sembra essere davvero interessante sia nella sua versione free, che pare essere senza particolari restrizioni, ma anche nella versione a pagamento che a fronte di soli 3€ (stesso prezzo di last.fm) al mese offre anche un ascolto illimitato da dispositivi mobile.
Un ultimo ma importante consiglio che ritengo di dare è quello di collegare sia in Spotify (anche nella versione free) che su Grooveshark (solo con la versione a pagamento) il proprio account Last.fm, in cui per’altro è presente un player musicale in base all’artista o al genere, che permette di trackare (scrobblare) tutta la musica ascolta e accedere ad una mare di consigli, suggerimenti, eventi in riferimento alla musica davvero ascoltata.
Buon ascolto…..
Brighton DeeGiallo
A quanto pare passerò un po’ di tempo nella cittadina di Brighton.
Giusto a puntino Carlo Lucarelli in DeeGiallo ha fatto una puntata tutta dedicata a questa città a sud di Londra, tra l’altro molto molto interessante.
Google App Inventor: sviluppo facile per Android
Se la vostra domanda ricorrente è come poter diventare sviluppatori di applicazioni per Android senza essere… sviluppatori, la risposta viene da quel di Mountain View: Google App Inventor.
Si tratta di un’applicazione per creare applicazioni: anziché scrivere codice, il (non) programmatore disegnerà visivamente i mattoncini base del programma che intende creare (esattamente come molti IDE avanzati permettono di fare con le più svariate tecnologie, dall’HTML, al Basic, al C), per poi dar loro vita mediante bottoni dalle funzionalità predefinite e associabili agli oggetti creati.
Con App Inventor, che si avvale del progetto Open Blocks del MIT, è possibile avere il pieno controllo dello smartphone e utilizzare tutti i suoi sensori, di movimento e GPS, il telefono, e anche storicizzare dati su database.
Google App Inventor è un’applicazione Web, che utilizza il solo browser e la tecnologia Java Web Start per svolgere il suo lavoro, ed è compatibile quindi con Linux, Mac OS X e Windows; il tutorial per la creazione di una primissima applicazione può esser reperito all’indirizzo appinventor.googlelabs.com.
Al fine di provare su strada il lavoro di BigG, che sarà disponibile a breve (e chesecondo il New York Times è in fase di sviluppo da oltre un anno) è necessario registrarsi.
Segue un video dimostrativo direttamente dal sito Web del progetto:
Fonte: Onemobile
And the winner is…Froyo….Chiaramente…
Il grafico parla da se. Ottimi miglioramenti per il nuovo sistema android 2.2 che a questo punto è nettamente superiore a IOS4
Google non commercializzerà un Nexus Two
Stando a quanto dichiarato dall’amministratore delegato di Google, Eric Schmidt, l’azienda non sarebbe intenzionata a commercializzare un nuovo googlefonino dopo il celebre Nexus One.
Si sarebbe infatti trattato di un prodotto lanciato unicamente per smuovere il mercato, invogliando altri partner a unirsi al progetto Android.
Di seguito riportiamo un estratto delle dichiarazioni:
L’idea un anno e mezzo fa era di fare il Nexus One per smuovere il mercato hardware. Questo è avvenuto. È stato un grande successo e non abbiamo bisogno di farne un secondo. […] Ho chiamato il consiglio di amministrazione è ho detto: Ok, ha funzionato. Congratulazioni – ci fermiamo.
Sebbene Schmidt non abbia accennato alla cosa, un’ulteriore motivazione risiederebbe anche nel relativo insuccesso commerciale del Nexus One, penalizzato inizialmente dalla possibilità di acquistarlo unicamente online e superato abbondantemente nelle vendite da dispositivi quali l’HTC Desire e ilMotorola Droid.
Dunque non vedremo mai un Nexus Two, e a quanto lasciato intendere, al momento attuale l’azienda non è intenzionata a ripetere l’esperimento del googlefonino nel settore dei netbook/tablet per spingere Chrome OS. Lascerà invece, in questo caso, l’iniziativa interamente nelle mani dei suoi partner commerciali, in aumento di giorno in giorno.
Fonte: OneMobile
Richard Stallman, Apple è l’impero del male
Stallman non è mai stato un personaggio accomodante quando si parla della dicotomia fra software libero e chiuso. Nel corso degli anni si è scontrato in maniera diretta con le aziende che limitavano le libertà degli utenti. Ultimamente il nemico numero uno sembra proprio essere diventata Apple che è passata dalla campagna “Think Different” all’omologazione degli utenti attraverso i suoi eleganti, ma blindatissimi prodotti.
La colpa principale di Apple è la forte limitazione alle libertà digitali imposte agli utenti. Questi vengono attirati usando uno stile di design che fa sentire “più fighi”, ma che è usato come la proverbiale carota. La situazione è iniziata a peggiorare con l’arrivo dei primi iPod, lettori portatili mp3 chiusi imbottiti con il DRM.
L’iPhone è stata sicuramente una pietra miliare sulla strada della perdita delle libertà con tutti i suoi lucchetti coperti da lustrini. Bruce Schneier, il famoso esperto di sicurezza, ha spiegato senza tanti eufemismi che quel che Apple chiama “sicurezza” in realtà è “controllo”.
Quel che va meno giù a Stallman è sicuramente l’App Store. Un mercato dove Apple ha l’ultimo ed insindacabile giudizio su cosa possa essere o meno eseguito sui device degli utenti. Chi si accorge troppo tardi del problema e cerca di ritagliarsi un’isoletta di libertà si vede pure decadere la garanzia. Con iPad, l’ultimo arrivato da casa Apple, l’azienda ha la possibilità di disabilitare qualsiasi caratteristica, bloccare i prodotti concorrenti, censurare le notizie e cancellare video, libri o qualsiasi tipo di file senza nessuna richiesta di assenso da parte dell’utente.
Una progressione in negativo che sa di totalitarismo e che non si può non aver notato. Stallman la definisce, senza mezzi termini, malvagia e per limitare il potere di quest’azienda ha deciso di utilizzare l’arma sempre tagliente della conoscenza. È, infatti, stata lanciata la campagna iBad con la distribuzione di adesivi contro Cupertino.
Su DefectiveByDesign ogni 5.000 sottoscrizioni contro Apple verrà inviata una cartolina gigante a Steve Jobs con tutti i nomi di chi si è schierato contro quello che da più parti nel mondo del software libero viene definito il nuovo impero del male. Nelle condizioni d’acquisto o d’uso dei prodotti Apple ci sono tante condizioni che purtroppo gli utenti accettano senza leggere attentamente. Se vuoi, per esempio, cambiare la batteria al tuo dispositivo l’azienda può controllare se hai infranto le loro regole ed eventualmente lasciarti senza.
Stallman alla luce di quanto detto qui sopra si chiede come sia possibile che un utente compri un prodotto di questo tipo. Acquistare un prodotto made in Cupertino è come mettersi da soli delle manette digitali. Per qualcuno RMS è solo un integralista, ma in realtà è solo un paladino delle libertà digitali. Nel suo pensiero ogni utente deve avere il diritto di scegliere ciò che preferisce in piena libertà. Apple rappresenta l’esatto opposto di questa filosofia perché è un’azienda che si arroga il diritto di scegliere al posto dell’utente.
Foto | WikiCommon
Fonte: OssBlog
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